Archivio mensile:giugno 2016

gli esami di maturità e il giallo

In questi giorni d’estate siamo in tempo di esami di maturità e, come molti, anche a me torna in mente quell’anno ormai lontano, quello del mio esame: sono passati ben 45 anni da quell’estate, quasi mezzo secolo… wow, quasi mi manca il fiato a scriverlo.
Di quei giorni però ricordo in particolare questo: per prepararmi agli esami trascorsi una settimana in montagna, a Campo Carlo Magno, con la mia compagna e amica speciale di allora Maria Grazia Sartor; chissà se anche lei ricorda in particolare quel periodo?

Ci andammo in macchina, io, lei e mia madre, guidavo io, mio padre mi affidò la sua auto, era il mio primo lungo viaggio dopo aver preso la patente; ma lui si fidava di me: avevo superato, oltre all’esame previsto dalla legge, quello specialissimo previsto da lui.
Ci organizzammo come per svolgere un lavoro: otto ore di impegno e poi un po’ di svago e riposo.
Mia madre cucinava per noi, noi studiavamo provando a rispondere alle possibili domande relative alle materie d’esame.
In particolare ho un ricordo curioso: ricordo i ranuncoli che fiorivano nei prati intorno a casa, ranuncoli gialli enormi, il giallo vivace dell’estate che punteggiava il verde dell’erba rigogliosa.
Credo già altre volte mi sia capitato di sottolineare come il ricordo sia soggetto a strani meccanismi nella nostra mente, forse sono io che non ne so dare interpretazione, forse ciascuno di noi si lascia affascinare da particolari, da cose per altri insignificanti, che assumono valore solo per ciascuno di noi. Per me, ad esempio, in questo ricordo il colore giallo dei fiori contribuisce a fare di quel colore il mio preferito. Chissà se questo fatto è causa od effetto del mio particolare ricordo? In fondo poco importa, il giallo mi piace molto!

ranuncolo

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Lettura

In marzo io e Cesare siamo andati a Bruxelles a trovare Corrado.
Abbiamo fatto i turisti ma abbiamo anche scoperto con lui alcuni luoghi un po’ particolari, interessanti e curiosi.
Uno di questi si chiama Pele Mele è una libreria/ristorante, ci siamo andati la domenica a pranzo, era affollata di famiglie con tanti bimbi e non siamo riusciti a pranzare, troppo affollato, ma abbiamo comperato alcuni libri usati, anche in lingua italiana, a prezzi stracciati.
Un posto davvero intrigante che un lettore accanito come Corrado non poteva non conoscere.
Ho cercato libri che parlassero di New York, un mio modo particolare per riunire la mia famiglia sparpagliata tra Peschiera Borromeo, Bruxelles e New York appunto.
Ho trovato questo: Vecchia New York di Edith Wharton, edito da La Tartaruga nel 1983.
Si tratta di tre novelle che ho iniziato a leggere ma, in questo periodo di campagna elettorale, non riuscivo proprio ad andare avanti, anzi, tornavo a rileggere perché non riuscivo a concentrarmi neppure su una banale pagina descrittiva di una villa nei pressi di un fiume. Ma io faccio molta fatica ad abbandonare un libro, ho sempre l’impressione che nella pagina successiva potrei trovare un tesoro, e così ho insistito, riletto e riletto fino a ieri sera quando ho colto il senso del racconto e non ho più smesso di leggere fino a che non è stato finito.
E ne è valsa davvero la pena, la mia costanza è stata premiata. Se ne avete occasione leggete questo racconto dal titolo inglese: False Dawn, tradotto “falsa partenza”.
E’ la storia delle fortune e sfortune di una famiglia ma non voglio rivelarvi la parola chiave del racconto, vale la pena di scoprirla leggendo.

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